Mail della Collega Paola Perrone all’Avvocatura distrettuale dello Stato

Come ben sanno coloro che conoscono la Collega ed amica Paola Perrone i riflettori non le appartengono e, pertanto, non pubblica mai notizie attinenti al suo lavoro, anche quando le stesse, come è avvenuto nel passato meriterebbero il giusto rilievo. Tuttavia, lei stessa in questo caso ritiene che la notizia debba avere la doverosa pubblicità. Si tratta di due sentenze della Corte d’Appello di Lecce relative al risarcimento danni da sangue infetto, che rigettano per prescrizione le domande dei danneggiati, le cui condizioni di salute, per altro, sono gravi e condannano, altresì, gli stessi, come purtroppo avviene sempre più spesso negli ultimi tempi, in maniera “esemplare”, per usare le esatte parole della Collega, alle spese legali in favore del Ministero della Salute. L’Avvocatura, come se non bastasse, ha immediatamente notificato le suddette sentenze.
Fatta questa premessa riporto volentieri integralmente, per volontà della Collega, la mail che la stessa ha inviato all’Avvocatura distrettuale dello Stato:

“Assumendomi le responsabilità e le conseguenze del mio odierno scritto, che spero siano davvero feroci nei miei confronti, vorrei solo porre all’attenzione dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Lecce, che ancora oggi mi pregio di avere assunto la difesa di quei ragazzi ammalati e che ogni giorno affrontano la loro vita, preoccupandosi della loro morte e delle garanzie da dare ai loro figli.
La condanna alle spese legali a favore di un Ministero che ha commercializzato per anni sangue infetto non mi spaventa e riusciremo a raccogliere i fondi per la nostra difesa e per pagare quanto dovuto.
La voglia di giustizia non cederà mai il passo di fronte ad alcuna mortificazione e la gioia di averci colpito e di poter continuare a farlo non piegherà la nostra rabbia e la nostra sete, perchè non tenderemo mai la mano pietosa di mendicanti aspiranti ad una carezza sbadata.
Credo e crediamo in ciò che abbiamo iniziato ed anche se vox clamantis in deserto continueremo fino alla chiusura (positiva o negativa che sia) di questa infame storia tutta italiana con dignità ed amor proprio.
Da parte mia, posso gridare al mondo di non essermi arricchita sulle spalle di questi ragazzi, di non aver racimolato nè ori, nè mirra, nè incenso; di non aver voluto pubblicità e di aver rifiutato i riflettori per risultati sempre faticosamente raggiunti (i miei collaboratori di studio sono testimoni attenti di quanto ci sia costato andare avanti in questi anni sia economicamente e sia personalmente); posso gridare al mondo la mia commozione e le mie lacrime di impotenza di fronte a tanta disumanità.
Presto lascerò la toga, e la rabbia di aver voluto colpire un ragazzo trapiantato di fegato per epatocarcinoma contratto a seguito di trasfusione con sangue infetto, che ancora lotta tra la vita e la morte ed un ragazzo gravemente disabile, che con i suoi occhi guarda il mondo come uno spettacolo unico non può placarsi.”
Avv. Paola Perrone

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